Quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa per la prima volta?
Stavo cominciando a scrivere tutt’altro tipo di post e mi sono resa conto che il 2019 per me è stato pieno di “prime volte” e a pensarci bene in realtà è da qualche anno che sto vivendo diverse “prime volte”. È iniziato tutto quando ho deciso di comprare la mia Canon.
Ultimamente mi sono chiesta: perché non ho pensato prima di comprarmi una reflex? Ho la passione della fotografia fin da ragazzina, perché dunque? Mi rispondo boh, non lo so, forse perché ero presa dalla vita di allora , forse perché non ci ho mai pensato, forse perché era una di quelle idee fumose mai ben definite. In quell’anno, quando neanche ci pensavo, una persona me la fece quella domanda: “perché non ti compri una reflex?” e io ho cominciato a farfugliare cose tipo “ è costosa, non me la posso permettere… “
In realtà cominciavano ad esserci macchine fotografiche a prezzi abbordabili e pagabili a rate, allora non lo sapevo ma non mi ero neanche mai interessata all’eventualità di comprarmela, in questi casi quello che accade nelle nostre menti è davvero curioso: una parte di noi annaspa cercando mille motivazioni per fare ostruzionismo e scacciare un’altra parte di noi, quella che sta nell’ombra, quella che non ascoltiamo mai e che zittiamo sempre chiudendola in un sottoscala ma che in queste occasioni salta fuori ci guarda dritto negli occhi e ci chiede: “ Davvero? Davvero vuoi continuare a raccontarti queste storielle ridicole per non fare quello che davvero vorresti fare?”. Quel giorno ho cominciato a pensare che forse avrei potuto comprarmi davvero una macchina fotografica e dedicare del tempo alla fotografia.
Allora ne ero inconsapevole ma stavo lanciando a valle una pallina di neve.
Oggi vorrei chiederti: quante volte ti racconti queste storielle per non fare qualcosa che vorresti anche se è una cosa facile perché pensi che apriresti il vaso di Pandora? Lo so, stai dicendo che non è vero, non lo faccio, non saprei neanche riconoscerla quella cosa che dici, non so cosa vorrei fare o cosa mi renderebbe felice. Storielle anche queste, lo sai benissimo, la riconosci, quella cosa lì, perché appena qualcosa o qualcuno rende anche solo lontanamente realizzabile questa idea latente avverti una sensazione di panico e ansia…. “non oserai” dice la tua parte ostruzionista ” e se invece ci provassi davvero?” dice la vocina reclusa nel buio. Se ti dai la possibilità di pensare di poterla anche solo lontanamente fare quella cosa invece che scartarla a priori, quella sensazione che ti attanaglia lo stomaco assomiglierà sempre più ad eccitazione, prima sottile, sfuggente, impalpabile, poi sempre più forte e intensa tanto da scatenare una gioia quasi incontenibile, un’emozione vicino a “cavolo ma lo sto facendo davvero?!”
E’ questa la tua palla di neve lungo il versante.
Quando ho acquistato la mia prima ( e unica) reflex ho cominciato a fotografare un po’ a caso in modalità automatica ma quella passione, quel mio innato e mai sazio istinto di imparare cose nuove, migliorare e il cercare di realizzare tutte le bellissime immagini che vedevo mi hanno spinto a girare la rotellina sulla modalità manuale, e se decidi di fotografare in manuale devi anche cominciare a capire e imparare un sacco di altre cose, che porteranno ad altre cose… pallina di neve che rotola. E così mi sono iscritta al “mio primo corso fotografico” organizzato dal classico fotoclub sotto casa. Quello stesso fotoclub organizza i classici “incontri fotografici” stagionali e così conosco questa ragazza fantastica che ha deciso di unire il suo amore per gli animali e la natura con la fotografia e mentre ci mostra foto mozzafiato ci parla di Sea Sheperd e io sono rapita come una bambina tanto che nella notte penso: “voglio anche io vivere emozioni così”.
La mia vita in quel momento era diametralmente opposta.
Un pensiero buttato nel vuoto, come quello di un bambino che sogna di fare l’astronauta, la parte ostruzionista sorride accarezzandoci la testa e dice “sì sì ok…” ma la pallina ha cominciato a diventare un po’ più grossa, perché non ho solo PENSATO di giocare a palle di neve, l’ho FATTO.
A quel punto hanno cominciato a smuoversi equilibri forse precari, forse no, volevo cose, risultati, emozioni, tutto si muoveva dentro di me, dovevo trovare il modo di dargli spazio, di imparare come, cosa, perché. E così è arrivato il secondo corso di fotografia e poi il terzo e il quarto, sempre più specifici, sempre più interessanti.
Ma non mi bastava, volevo imparare sempre di più e sempre meglio, questo mi diceva la mia vocina interna. Non era più solo fotografia, ero io, era la mia tana del Bianconiglio e tutte le decisioni prese fino ad allora mi hanno portato alla vista qualcosa che non ho compreso subito: un laboratorio fotografico on line, Gruppo Supporto Fotografi Pigri ( se ami la fotografia fallo, fallo fallo) , le premesse sono chiare e quasi una sfida. C’è qualcosa di diverso e stimolante rispetto ai corsi fatti fino ad allora e mi rendo conto che mi da quella strana sensazione allo stomaco, vicina all’ansia e alla paura… ma ormai la palla sta trascinando con se molta neve, e io ci sto sopra.
Un’altra prima volta, qualcosa di improvviso, istintivo, una decisione avventata; come avrò mai il tempo di studiare e fare tutti gli esercizi? Come potrò mai con le mie scarse capacità fotografiche fare una cosa del genere? Come funziona un forum? Ho mille deficit tecnici e informatici, come agganciare un link? Citare qualcuno? Caricare foto nel formato richiesto? E come lo si ottiene quel formato? Non sapevo fare niente di tutto questo e molto altro e l’ansia mi attanagliava.
Quei tre mesi sono stati riempiti a dismisura di “prime volte “, avevo preso la decisione di partecipare e DOVEVO giocare, volevo portare a termine tutto, volevo il punteggio pieno, volevo imparare tutto. Mi sono insultata, denigrata, abbattuta ma oggi quando riguardo indietro a quella me stessa mi riconosco molti meriti che allora non vedevo, nonostante le mie incapacità, la mia inesperienza e le mie ansie non ho mai mollato, dopo il lavoro mi mettevo lì ore sul pc per capire come usare Lightroom, sul forum per caricare foto entro i termini, vedere quelle degli altri, commentarle cercando di non apparire ingenua e sciocca, leggere, capire, studiare tutti i contenuti dei grandi fotografi presi in esame e soprattutto lì con la macchina fotografica in mano a scattare, scattare, scattare e cercare dentro un senso a quegli scatti.
Ho più volte desiderato gettare la macchina fotografica nel vuoto ma MAI ho pensato di abbandonare il percorso o di farlo con più leggerezza, volevo prendere tutto e fare tutto, e ho fatto tutto, fino alla fine.
Quello che ho portato a casa da quella esperienza non riesco neanche a raccontartelo perché è un carico così grande di persone meravigliose, amicizia, esperienze pazzesche che non bastano poche righe per spiegarti.
Ne sono uscita diversa, tanto, una trasformazione così profonda e radicale che solo adesso comprendo appieno. La palla era diventata una valanga. Non so dirti oggi se stia rallentando o accelerando, quello che so è che ad ogni azione corrisponde una reazione, come quella nucleare, tutto parte da eventi piccolissimi che innescano altre cose a catena fino ad un fenomeno gigantesco e potente che si auto alimenta. Così è stato ed è per me, una cosa apparentemente insignificante come acquistare una macchina fotografica ha scatenato una serie di reazioni a catena che mi hanno portato qui oggi, a scrivere su un blog e non importa quanti lo leggeranno, se me lo raccontavi sette anni fa ti avrei detto che no, non c’è l’avrei mai fatta a fare una cosa così.
Tra le righe di questo blog non mi stanco mai di gridare a pieni polmoni che se senti che nella tua vita qualcosa non va, se hai quella sensazione latente che ci sia qualcosa di sbagliato, dove non ti riconosci in pieno e ti sembra che tutto scorra senza un vero senso prova a fare qualcosa che scateni una valanga.
Basta poco, urla qualcosa alla vallata per sentirne l’eco o fai un salto sulla neve fresca.
Oppure lancia una pallina di neve.
There is always time for a first time
Stay Creative