L’alterazione delle foto ieri e oggi
La discussione sulla post produzione è trita e ritrita, lo so, è stata letta, vista, scritta e giudicata in tutte le salse possibili; mentre scrivo queste righe mi chiedo se sia il caso di scrivere ulteriori righe e riflessioni su questo argomento.
Alla fine sì, ho deciso di raccontarvi questa storia perché oltre che essere affascinante credo che non sia nota proprio a tutti.
Non voglio fare l’ennesima analisi sulla post produzione, o alterazione, o finzione o photoshoppata, non voglio scrivere di cosa sia giusto o sbagliato. Vorrei solo farti vedere le cose da un nuovo e diverso punto di vista.
Devo, doverosamente, ringraziare Chiara Malaspina e il suo podcast “sulla fotografia” perché, seppur le altre storie che vi racconterò qui le conoscevo, non conoscevo affatto la storia della famosa foto di Salvator Dalì scattata da Philippe Halsman.
Parliamo della famosissima foto chiamata “Dalì Atomicus” in cui tutto è folle e “per aria”, qui nella sua versione originale.

Questa foto è l’esempio prima di tutto di come l’esercizio di guardare foto altrui e chiedersi come sono state realizzate è così importante e utile. Cosa che io non ho fatto quando ho visto questa foto anni fa, e me ne pento perché mi sarei chiesta come aveva potuto realizzare alcune cose presenti.
Come puoi vedere in questa foto tutto vola, saltano agli occhi i gatti che, dalla posizione dei loro corpi mi è sempre stato evidente fossero stati lanciati all’interno della scena, stessa cosa per l’acqua che si vede ha un moto particolare da “secchiata”, Salvator Dalì sta saltando e anche questo mi pare evidente e “facile” nella realizzazione dello scatto.
Poi però guardandola bene ci sono anche oggetti volanti, la sedia sulla sinistra che qui vediamo bene essere sorretta ma nella versione originale la persona viene tagliata, anche qui possiamo immaginare vedendo solo la versione finale che qualcuno la stesse sorreggendo. In fondo è un semplice crop (i più puristi direbbero che una buona foto è buona già in camera senza tagli…), poi analizzandola bene vediamo altre cose sospese, il cavalletto e il quadro. Nella versione originale che abbiamo qui vediamo piuttosto chiaramente che sono appesi con fili sottili.
Nella versione pubblicata quei fili, ovviamente, spariscono…. ups! Magia?

Credits: Magnum
No, post produzione o alterazione della realtà. Esattamente quello che si fa con Photoshop, solo che allora usavano altri strumenti e il supporto era fisico e non digitale. Cosa cambi fra queste due cose lo lascio decidere a te.
Ho scoperto altre foto con questo tipo di modifiche fatte in fase “post scatto”, ad esempio la ormai famosissima foto di James Dean in cui l’autore Dennis Stock aveva segnato per chi si occupava dello sviluppo dove andavano fatte correzioni di luci e ombre. Se la guardiamo attentamente non è incredibile con quanta meticolosità e attenzione è andato a selezionare ogni porzione o dettaglio che voleva venisse sviluppato secondo il suo modo di vedere la foto?

Ma qui parliamo effettivametne di solo sviluppo fotografico, il che non è di fatto una alterazione della foto (o sì? Cosa possiamo definire alterazione? Cambiare una foto fuori dall’area dello scatto è alterarla? E se modifichiamo i parametri in macchina stiamo alterando la scena in qualche modo? Lascio a voi la vostra riflessione personale). Poi però ho fatto altre interessanti scoperte su come molte foto avevano veri e propri fotomontaggi e correzioni, si usavano i pennelli e si andava a dipingere la fotografia per correggere imperfezioni o, come nel caso di Helsmann, nascondere fili nella foto di Dalì, oppure si effettuavano specifiche tecniche di sviluppo per avere un preciso risultato.
Ecco un esempio: un vero e proprio fotomontaggio! Henry Peach Robinson -1858

Sono di fatto più fotografie singole unite in post produzione. Sarebbe di fatto impensabile aver avuto i dettagli nelle luci (fuori dalla finestra) e nelle ombre (dentro casa). Sono foto studiate a tavolino, mettendo in scena un’idea precisa del fotografo. Parliamo quindi fotomontaggio, parola che oggi associamo a concetti negativi.
Cosa ancora più incredibile è la post produzione di questa foto di Joan Crawford… dopo 90 anni siamo ancora qui a parlare di filtri che lisciano la pelle e che nulla è reale in fotografia? Non vi sembra curioso?
George Hurrel – 1931

Nel link dei crediti ci sono vari esempi ed è spiegato l’intervento fatto sulle foto, quello che io vorrei fare con questo post è pungolarti, come diceva Robin Williams in “Will Hunting”.
Possiamo certo dare un nostro giudizio sulle intenzioni dell’autore, questo sì, l’intenzione di mentire, di far passare una cosa per un’altra, questo può essere giudicato giusto, sbagliato, scorretto.
Tutto dipende sempre dallo scopo della foto, non c’è mai nulla di definito e di assoluto, è sempre necessario cercare di capire il messaggio e lo scopo di una immagine o di un video (e vorrei dire molte altre cose).
Abbellire la pelle di un’attrice in una foto da copertina potrebbe essere ritenuta una cosa sbagliata sotto certi aspetti, ma corretta sotto altri.
Qualcuno può ritenerlo sbagliato perché si da una percezione errata della bellezza che nella realtà non esiste, ma è anche vero che noi siamo i fruitori di questi contenuti, siamo noi che generiamo la domanda che viene soddisfatta con l’offerta. A noi piace vedere la bellezza sulle riviste (oggi nel web), le modelle e le attrici sono ancora ammirate per la loro bellezza, noi cerchiamo quel tipo di canone estetico, per fattore culturale di sicuro ma da qualche parte, tutto questo, sarà cominciato no? Possiamo dire che l’enorme sbaglio sta nel giudicare una persona in base al suo aspetto, ma giudicare un aspetto fisico fine a se stesso e scollegato dalla persona è una cosa che ci viene naturale da migliaia di anni. Quindi lo scopo di quella foto era preciso, e la sua alterazione, ai miei occhi, ha senso.
Io non voglio esprimere il mio giudizio su quanto possa essere giusto o sbagliato post produrre, modificare o alterare una foto, è un giudizio troppo frettoloso e superficiale da dare così a caso su tutte le foto in ogni singolo scopo e occasione, molto dipende da diversi fattori. E’ come quando si giudica il comportamento di una persona, non si può giudicare a prescindere da tutto così su due piedi, bisognerebbe capire il contesto dell’azione, i pregressi, lo scopo e le attenuanti.
Questo è un approccio che cerco di applicare a molte cose.
Vorrei con queste righe portare alla luce come la memoria dell’uomo sia terribilmente ridotta, a come creiamo dei falsi miti dando al passato un’aspetto romantico e nostalgico e puro che non ha, guardando sempre con diffidenza al futuro e alle cose nuove, più per paura che per oggettiva analisi.
Ho fatto una riflessione in merito a questo argomento analizzando le foto del passato, se vuoi leggerlo lo trovi qui: le foto belle non esistono
Ti lascio anche un video YouTube che ho trovato molto piacevole che racconta brevemente il dietro le quinte della foto di Dalì: https://www.youtube.com/watch?v=pbi94KWIDwQ&t=85s
Io spero di aver pungolato e solleticato la tua tua mente rispetto all’opinione che hai o avevi della post produzione e dell’alterazione delle immagini in genere.
E spero che tu possa vedere le cose sotto più punti di vista, cogliendo le mille sfaccettature della fotografia perché, in fondo, le arti espressive sono solo un modo che l’uomo ha per dire qualcosa filtrandolo attraverso parole, materia, luce, immagini.
E quando il creatore di qualcosa è un soggetto complesso come l’essere umano è altamente probabile che il prodotto della sua mente sia altrettando complesso, soprattutto se non ha scopo di pura utilità ma solo rappresentare pensieri ed emozioni.
Se hai piacere di guardare anche il mio video YouTube su questo argomento in cui racconto altre alterazioni non post scatto ma pre scatto (😱) qui ti lascio il link
PS: nella foto copertina dell’articolo l’unica cosa reale sono io a 12 anni, tutto il resto è creato dall’intelligenza artificiale.