Copiare non è il male
A meno che non lo spacci per un lavoro tuo
In questo caso sì, copiare diventa il male
Ho cominciato a copiare ai tempi dell’asilo. Tutti abbiamo copiato da piccoli o, se preferisci, imitato. Osserviamo tutto quello che ci circonda e copiamo.
Copiamo quello che fanno mamma e papà
Copiamo quello che fanno gli altri bambini
È così che impariamo.
Io amavo disegnare, fin da piccolissima, e quello che volevo disegnare erano figure femminili. Ma il risultato era una cosa orribile. L’istinto mi ha suggerito di copiare, qualsiasi cosa. Dalle figure umane reali ai disegni altrui, copiavo fumetti e foto, e quando copiare non funzionava, ricalcavo. Ho cominciato alle elementari e sono andata avanti per ore, giorni, settimane, anni.
Ad un certo punto sono stata in grado di disegnare qualcosa di mio senza copiare. È così che ho imparato a disegnare.
Eppure ho tre quadri che sono la copia di tre immagini fotografiche pubblicitarie di una nota casa di cosmetici, li ho copiati con la tecnica della griglia, misurando tutte le distanze del volto, e ho disegnato. Sono forse una falsificatrice?
Ora, non sono certo dei capolavori, ma senza le ore passate a copiare non avrei ottenuto questo risultato perché, alla fine, anche una cosa artistica come il disegno è fatta di gesti pratici, misure, proporzioni e tecnica. E cercare di replicare un volto umano dal nulla, senza capirne esattamente le forme, le distanze, le regole di proporzione, non è cosa facile.
Certo se fossi andata ad una scuola d’arte tutto sarebbe stato non più semplice ma più guidato. Io invece ho imparato da sola sbagliando e osservando cosa c’era di sbagliato e ho imparato che, ad esempio, l’attaccatura delle orecchie parte all’altezza degli occhi (nel primo disegno a sinistra la vedete più in basso perché la modella ha il mento sollevato quindi la prospettiva abbassa la linea, nel mio disegno non si capisce perché fondamentalmente non so disegnare…)
Copiare, cercare di imitare o replicare qualcosa è a mio avviso il miglior modo in assoluto per imparare a fare cose.
Ma veniamo alla fotografia.
Ho imparato di più dai miei pochi tentativi di replicare foto di qualcun altro piuttosto che dalle migliaia di scatti che ho fatto, alla faccia di Henry Cartier Bresson!
Analizziamo il perché funziona.
Vediamo una foto, ci piace, prendiamo ad esempio queste qui sotto: foto che ho provato a replicare, pari pari, molto tempo fa.
Cosa accade quando copiamo, imitiamo o replichiamo una foto? O almeno quando ci proviamo?
Prima di tutto la osserviamo nei dettagli e cominciamo a ragionare e a farci domande essenziali:
Che obiettivo è stato usato? Da dove arriva la luce? Da una parte sola? Da più punti? A che altezza era la fotocamera?
Dopo aver cercato di capire e rispondere a queste domande, convinti di avere la foto più o meno in mano (perché a vederle, le foto, sembrano facili da realizzare) cominceremo a scattare e niente, niente verrà come volevamo.
Ci accorgiamo così di essere anni luce lontano dal nostro riferimento
Ora chiaramente non voglio analizzare tutte le problematiche dovute al fatto che nei miei riferimenti ci fossero modelle o attrici, il corpo è diverso, il modo di muovere il corpo (la consapevolezza e difficoltà di mettere il corpo in determinate posizioni, non hai idea… una frustrazione continua) tavoli e divani ad altezze diverse, spazio a disposizione ecc.
Non solo, se decidi di essere fotograf* e modell* al tempo stesso le difficoltà moltiplicano.
Ma dal punto di vista fotografico guarderai le tue foto e ti chiederai: PERCHÈ NON È UGUALE?
Cosa diavolo c’è di diverso?
Questo spaccare il capello in quattro ti insegnerà moltissimo. Se osservi i miei primi due tentativi noterai una differenza di illuminazione della scena. La differenza è data certamente dall’ambiente, la sua luce arriva principalmente frontale e da sinistra mentre la schiena è in ombra mentre nel mio caso la luce arriva frontale e la finestra alla mia destra illumina anche la mia schiena.
Non solo, ti accorgerai che l’inquadratura stessa è difficile da ottenere, sembra una cosa incredibile perché ci dimentichiamo che le ottiche e i sensori fanno una enorme differenza nell’inquadrare una scena, e spesso, ti dico la verità, non ne sono venuta a capo nel capire come è stata fatta la foto originale.
L’ultima delle foto sopra, che è quella che preferisco perché secondo me è la più riuscita, ha una serie di differenze che però non rovinano il risultato finale e funziona lo stesso. La luce ad esempio arriva da sinistra invece che da destra e dall’alto come in quella originale. Se non hai uno studio fotografico professionale dovrai arrangiarti con quello che hai, sarà frustrante ma non importa, quello che conta è capire.
L’inquadratura poi è diversa. L’angolo di campo della foto originale è molto, molto più ampio. E attenzione, non è che allontanandoci otteniamo lo stesso effetto! Io non avevo spazio per allontanarmi ulteriormente da me stessa e il fatto che io abbia un 24mm su Apsc non mi consente di avere quel tipo di angolo di campo.
E la stessa cosa è successa quando ho voluto replicare queste foto qui sotto
In questo caso non avevo una precisa foto di riferimento ma più un’idea, un’ispirazione da molte foto viste qui e la nel web. Anche in questo caso manca un angolo di campo più ampio. Per averlo il soggetto avrebbe dovuto essere su qualcosa di rialzato affinché la distanza tra me, distesa a terra, e lei fosse più ampia; ma l’effetto non sarebbe stato uguale. Allontanarsi o avere un grandangolare non dà risultati uguali.
È stato cercando di copiare questo genere di foto che ho capito che il punto di ripresa e il mio obiettivo non andavano bene, questo significa che quando ho guardato le foto che mi hanno ispirato non le ho guardate sufficientemente bene da capire come erano state scattate.
Io continuo ad imparare una quantità di cose incredibili cercando di imitare foto che mi piacciono, e continuerò a sostenere che copiare è un’ottimo esercizio, se non il migliore, per capire, imparare e migliorare.
Credo di averti già parlato del libro “ruba come un artista” di Austin Kleon, ti consiglio di leggerlo davvero perché da una chiave di lettura e una visione molto interessante della questione. Lo trovi cliccando qui sotto se vuoi regalartelo o regalarlo.
Quindi sì, per me copiare non è il male, a meno che, come detto all’inizio, tu non copi qualcosa spacciandolo come un’idea o un lavoro tuo, come a scuola… così no, è inganno, ma se sei onest* dicendo che sei stat* ispirat*, o dai i crediti se decidi di copiare una foto allora sì, è una bellissima cosa, perché la bellezza va condivisa il più possibile, pensa un po’ alla musica, chiunque faccia cover deve dichiararlo ovviamente, ma non è bellissimo poter ascoltare dal vivo dei brani che non potremmo mai sentire dal vivo?! Anche in questo caso mi viene un mente uno spunto di riflessione che ti consiglio di guardare, in questo caso, un film che si intitola Yesterday e lo trovi su Amazon Prime.
Se vuoi migliorare nettamente la tua comprensione della fotografia, comincia a copiare. Pubblicare le tue foto non è un obbligo, possono rimanere esercizi privati che ti faranno crescere tantissimo.
Quindi, buone copie.
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