BMotion – un’intensa esperienza di danza

ballerina di colore con un fondale bianco e un tutù di carta bianca che danza in un boschetto

Ogni anno a Bssano del Grappa si svolge Operaestate che è un festival con esibizioni di teatro, danza, musica, lirica. All’interno del festival è presente BMotion, una sezione dedicata alle performance contemporanee sempre legato a teatro, danza e musica.

Quest’anno ho partecipato ad una residenza d’artista di cui vi parlerò più avanti perché c’è davvero molto da dire e questa partecipazione è stata fatta in contemporanea con il festival, io ho partecipato come spettatrice, come fotografa e come persona attiva in alcune pratiche.

Purtroppo a causa del Covid-19 questa edizione è stata ridotta ad un weekend e molte iniziative si sono svolte via web, questo però non ha tolto intensità a questo bellissimo festival. Non sono riuscita a seguire tutto perché ero in ferie e appena rientrata ho lasciato casa, roulotte e bagagli tutti così come erano e mi sono fiondata in questa avventura e, devo dire, in questo frullatore emotivo.

Vorrei parlarvi di due spettacoli in particolare, primo perché sono gli unici che sono riuscita a vedere ( a parte altre piccole prove di danza) un po’ per le pratiche che ho fatto e un po’ causa temporali improvvisi la domenica sera. Il primo di cui vi parlo è dell’associazione DanceWell che promuove la pratica della danza in vari ambienti e contesti come, ad esempio i musei. Promuove la danza sia per persone con il morbo di Parkinson sia per chiunque abbia voglia di danzare ( e mi è venuta una gran voglia di provare); lo spettacolo Pleasure on the chair – il mio corpo è ancora mio di Sara Sguotti è stato fatto all’aperto in un parco della città e mi ha lasciato piacevolmente stupita, non sapevo bene cosa aspettarmi e sono rimasta incantata dai danzatori, non giovanissimi, che si sono messi in gioco con la danza, mostrando grande spontaneità, bravura e intensità.

Mi hanno dato un chiaro messaggio di come la danza sia una pratica molto trascurata, di come sia diventata una sorta di attività solo per addetti ai lavori, come se il nostro corpo non fosse più , appunto, ancora nostro, come se stessimo perdendo la capacità di ascoltarlo, guardarlo, vedere le potenzialità del movimento anche emotivo che può creare un singolo gesto non solo per chi ci guarda ma anche e sopratutto per noi stessi.

Può essere un movimento che ci accarezza o liberatorio, può essere la riscoperta di un linguaggio che non sempre e necessariamente è quello verbale. I copri dei danzatori mi hanno comunicato una sensazione di consapevolezza, pienezza e libertà nei loro movimenti, e grande, grandissima gioia.

Mi ha colpito così tanto che mi sono commossa quando li ho visti correre con dei meravigliosi sorrisi sul volto e devo dire in tutta onestà che li ho invidiati, sto seriamente pensando alla pratica della danza nella mia vita.

Poco dopo, sempre all’inerno del parco c’è stato lo spettacolo Virtual Studies for a Dark Swan di Nora Chipaumire, l’ho visto il sabato precedente con la macchina fotografica in mano e ho voluto/dovuto rivederlo la domenica successiva senza la macchina fotografica, avevo la necessità di immergermi in questa meravigliosa danza di un cigno che non vuol morire.

Si è svolto all’interno del parco, in un piccolo boschetto, sono stati allestiti piccoli fondali dietro ai ballerini alcuni di carta altri di nylon, questi fondali si muovevano e vibravano al vento creando un’ambientazione davvero molto suggestiva con queste luci e ombre tra gli alberi.

Le danzatrici ( e il danzatore) indossavano tutù di carta che quando la danza si fa intensa e drammatica risuonano forti e sembrano piume strappate con gesti violenti, la danza è fatta a tratti con passi sul terreno così forti che li sentivo dentro, nella cassa toracica, le urla, lo strazio del cigno, la sua lotta disperata per non morire. Mi sembrava di cogliere tutte queste cose molto chiaramente e poi, piano piano, il ritorno a movimenti dolci, aggraziati, con un particolare ondeggiare delle braccia e del corpo molto ipnotico.

Un saliscendi di emozioni fortissime che mi hanno lasciato davvero inebetita e in lacrime, non so se è stato un’insieme di cose durate tutto il weekend e sopratutto la domenica: le pratiche fatte con i compagni della residenza d’artista, il poco sonno, gli stimoli emotivi, forse tutto insieme ha generato in me molte emozioni, non credevo sarebbe stato così bello e intenso questo spettacolo, avrei continuato a guardare quei corpi muoversi per ore.

Si ha la percezione che la danza sia qualcosa per chi la ama, per chi si sa muovere ma è perché siamo ancorati all’idea del balletto, all’idea di professionisti che praticano per anni e che fanno scuole fin dalla più tenera età.

Ci siamo dimenticati che la danza è di tutti.

Una pratica antichissima e tribale che è sempre stata praticata da tutti. Una serie di condizionamenti culturali l’hanno nel tempo associata al male, al peccato, al diavolo ( i tempi dei Rolling Stone non sono così lontani). Questa associazione esiste anche perché la danza ci riporta al dialogo con il corpo, con gli istinti, con la parte più “terra terra e meno nobile ed effimera”, è qualcosa di liberatorio che dona piacere. E’ una pratica che secondo me chiunque dovrebbe svolgere anche semplicemente tra le quattro mura della propria abitazione.

Dovremmo tutti riprendere la conversazione con il nostro corpo perché il nostro cervello è così abituato a parlare con se stesso che ha dimenticato di non essere il solo, dentro e fuori noi stessi.

Io credo che svilupperò e cercherò di incrementare la danza nella mia vita, vi esorto sinceramente ad approcciarla senza paura, anche solo come chiaccierata intima con voi stessi.

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